Chi non ha ancora letto il celebre romanzo di Paula Howkins, La ragazza del treno?
Nessuno. E se non lo avete letto, sappiate che siete rimasti davvero in pochissimi.
Non perché questo romanzo sia fantasmagoricamente bello, ma perché riesce a catturare l'attenzione con una grandissima semplicità.
La trama rispecchia quella di un classico thriller: la misteriosa scomparsa di una giovane donna, Megan, unisce le storie di una piccola cerchia di personaggi, tutti complessi e complicati, ognuno con un lato oscuro da nascondere. Il merito di questo libro è che ad un certo punto mette il lettore di fronte ad una rosa di persone, ognuna delle quali, per un motivo o per l'altro, potenziale responsabile della scomparsa della giovane.
Il libro ti permette di giocare, di partecipare alla caccia al colpevole, di seguire le storie e i motivi che avrebbe ognuno di loro, attraverso il ricorso a flashback molto furbamente utilizzati.
Però in questa sede non vogliamo parlare del romanzo, ma del film.
Ammetto che avevo grandi aspettative in quella che sarebbe dovuta essere la trasposizione cinematografica del romanzo rivelazione dell'anno.
Tate Taylor è stato bravo a rendere i vari piani temporali sui quali si alternano le storie di tre donne: Megan, interpretata da Haley Bennet (ci ho messo un po' a capire in quale film avessi già visto questa attrice, alla fine ci sono arrivata: Scrivimi una canzone, con Drew Berrymore e Hug Grant. Lo avete visto vero? No, perché se non lo avete visto non possiamo essere amicy), Rachel, interpretata da Emily Blunt e Anna (che nel film ha dei capelli assolutamente improponibili), interpretata da Rebecca Ferguson. Tuttavia, questa continua alternanza di spazi e tempi, rende la narrazione della storia leggermente incostante e forse un tantino... noiosa.
Non vorrei essere fraintesa: la trama è vincente, gli attori bravi, ma forse, per chi ha letto il libro, sarà difficile farsi travolgere del tutto dal racconto della storia (che effettivamente è già privo di colpi di scena) e probabilmente finirà per trovare il tutto leggermente lento.
In altre parole: il fulcro del film, quello che davvero ti compensa dell'attesa di un'ora e mezza di storia "piatta" e senza colpi di scena, è racchiuso negli ultimi, pochi, minuti.
E di conseguenza, conoscere già il contenuto di quei minuti finali pregiudica notevolmente il giudizio del film.
Paradossalmente, quindi, è meglio non aver letto il libro (non avrei mai immaginato di dire una cosa del genere, MAI).
Per quanto riguarda il confronto libro- film, bisogna ammettere che Taylor è rimasto abbastanza fedele: ci sono stati dei passaggi omessi probabilmente per ragioni "di copione", altri che sono stati leggermente manipolati... in più, sinceramente, mi ha stupito notare che alcune scene, non fondamentali, ma pur sempre importanti, sono state molto tranquillamente omesse.
Ah poi, il fatto che Rachel, la protagonista, venga descritta come una donna non troppo bella e con problemi di peso e poi nel film ci ritroviamo quella strafiga di Emily è solo un piccolissimo dettaglio.
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